Saresti contento se il tuo nuovo computer occupasse metà del tuo appartamento?

 

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Non sarebbe bello possedere una bottiglia che contenesse tutta l’acqua della Terra?

O un acquario, in cui nuotassero tutti i pesci del Mediterraneo?
O ancora un’automobile con una batteria elettrica che immagazzinasse
tutta l’energia di cui hai bisogno? Se pensi alla storia dei computer, dai primi prototipi di grandi dimensioni si è arrivati, oggi, a dispositivi portatili minuscoli.

Z3, ASCC, ENIAC, EDVAC, EDSAC, SSEM, UNIVAC.
Non sono il frutto della digitazione casuale sulla tastiera ma acronimi che identificano i primi computer della Storia, quelli che occupavano intere stanze.
Dalla creazione del primo Z3 sono passati a malapena 80 anni e mai, nella storia dell’uomo, si era visto uno sviluppo tecnologico così prorompente da sconvolgere la società in così poco tempo: da occupare enormi stanze, ora i computer possono essere riposti nella tasca dei nostri pantaloni.

La tecnologia di miniaturizzazione ha giocato un ruolo fondamentale, ma la vera spinta propulsiva è arrivata da soluzioni che uscivano completamente dagli schemi. La Perottina, il Mouse, l’Open Source e orail Qubit, con il superamento sostanziale del linguaggio binario.

Quali innovazioni consentono di uscire dagli schemi in un laboratorio analisi?

L’evoluzione delle automazioni è sempre stata legata all’aumento di spazio: perché allora continuare a concepire automazioni che conservano le provette in moduli frigoriferi inaccessibili, enormi e magari dotati di piani rotanti? DxA 5000 e il suo modo rivoluzionario di conservare le provette permette di rendere comodo ed efficiente ciò che prima era ingombrante e macchinoso.

Del resto, nessuno oggi occuperebbe metà del proprio appartamento solo per potersi fare un selfie.

Appuntamento col potenziale innovativo che la quarta rivoluzione industriale e DxA 5000 portano con sé.

L’attività di stoccaggio delle provette, fino a oggi, è sempre stata considerata un completamento di quanto affrontato in maniera attiva nelle fasi precedenti; il carico dei campioni, la centrifugazione, la caratterizzazione delle provette e la loro distribuzione sulla linea di trasporto hanno sempre occupato il numero maggiore di pagine di un progetto di workflow, ma garantire rerun e reflex affidabili, conservare i campioni per analisi di confronto e per le attività post-analitiche non possono essere attività relegate ad ambiti marginali.

Ecco perché DxA 5000 permette di affrontare il tema dello stoccaggio in maniera esaustiva e completa grazie al suo modulo di post-analitica estremamente semplice, capiente, e compatto che permette il recupero della provetta in soli 90 secondi.

DXA 5000: Distribution Manager

DxA consente lo stoccaggio di un elevato numero di provette con minore ingombro grazie alla eccezionale capacità dell’unità di stoccaggio in funzione del volume occupato (numero di provette/m2). Recupera una provetta in 90 secondi e consente sempre al personale del laboratorio analisi l’intervento sulle provette stoccate in qualsiasi fase del processo, grazie alla possibilità di accesso manuale al sistema di stoccaggio connesso all’automazione senza l’impiego di attrezzi e senza il bisogno di richiedere un intervento di assistenza tecnica.

Le unità di stoccaggio di DxA 5000 sono ingegnerizzate per massimizzare la capacità di stoccaggio in funzione del volume occupato.
La dimensione di ogni modulo di stoccaggio di DxA 5000 è pari a 1.803x902x2.078 mm (lxpxh), pari a 3,38 metri cubi.
La dimensione in pianta del modulo di stoccaggio è pari a 1,63 metri quadri.

La capacità di stoccaggio massima del modulo è pari a 13.650 provette. Da un semplice calcolo matematico si ricava che: la capacità dell’unità di stoccaggio in funzione del volume occupato è estremamente contenuta sia considerando il volume per metro cubo che per la pianta, e quindi per metro quadrato attestandosi a valori record rispetto alle generazioni precedenti.

Nonostante la focalizzazione nella ricerca di eccellenza in termini di miniaturizzazione e di ingombro, DxA 5000 mantiene un elevato livello di efficienza nelle modalità di recupero delle provette per approfondimenti successivi.

L’utilizzo di robot cartesiani in sostituzione del carosello rotante tipico dei sistemi di generazioni precedenti consente il recupero automatico di una provetta stoccata in circa 90 secondi.
I campioni (provetta primaria con tappo originale, provetta primaria ritappata, aliquota barcodata con o senza falsofondo) possono essere recuperati dallo stoccaggio in modo totalmente automatico, posizionati nelle posizioni di riscaldamento (solo se necessario prima dell’analisi) o direttamente sul sistema di trasporto e indirizzati agli analizzatori connessi per eseguire rerun, reflex test, test aggiunti anche a distanza di giorni (l’unità stockyard garantisce la conservazione del campione secondo le linee guida CLSI H18 – A3).
Il tempo necessario dalla richiesta di approfondimento al posizionamento sul track è tipicamente di 90 secondi.

Un nuovo modo
di fare
automazione